di Lorenzo Salimbeni A cinquant’anni dalla morte, Gianni Bartoli, il Sindaco di Trieste nell’immediato terribile dopoguerra, è stato ricordato da una conferenza organizzata dalla Lega Nazionale, dal Comitato provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e dall’associazione culturale Studium Fidei.
Ha portato un saluto il Presidente dell’Anvgd Renzo Codarin, che è stato ringraziato dalle figlie del popolare “Gianni lagrima” per essere stato tra i primi ad adoperarsi per commemorare la ricorrenza. Sono intervenuti anche l’assessore comunale e Deputato Nicole Matteoni e l’assessore regionale Pierpaolo Roberti, i quali, ancora una volta presenti alle iniziative che riguardano la storia del confine orientale italiano, hanno indicato in Bartoli un punto di riferimento nella loro azione di amministratori locali.
Nel suo ampio intervento il Presidente della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini ha ricostruito attraverso la figura del padre Lino, attivo nell’associazionismo patriottico di matrice cattolica negli anni del Governo Militare Alleato nella Zona A del Territorio Libero di Trieste, l’atmosfera e le tensioni che si percepivano nel capoluogo giuliano negli anni in cui Bartoli fu sindaco, fino a giungere alla Seconda redenzione di Trieste del 26 ottobre 1954.
Il Prof. Stefano Pilotto ha invece analizzato quel periodo con la più ampia prospettiva della politica internazionale ed infine Don Ettore Malnati ha ricordato che in quella fase storica era Vescovo della Diocesi di Trieste e Capodistria (attraversata dalla Linea Morgan prima e poi dalla linea di demarcazione tra Zona A e B del TLT) Antonio Santin, anche lui rovignese come Bartoli ed altrettanto importante figura di riferimento per l’italianità giuliana e per le migliaia di esuli istriani, fiumani e dalmati che affluivano nella città di San Giusto.